venerdì 21 ottobre 2011

Il fabbricante di eco

  
Il cervello è la nostra ultima frontiera. Più apprendiamo sul suo conto, più capiamo quanto ci sia ancora da sapere!
Le persone potrebbero fare qualsiasi cosa. Non sanno di essere divinità, di sopravvivere perfino alla morte. Potrebbero creare un ospedale dove tenere in vita ogni vita possibile. E poi, un bel giorno, la vita potrebbe ricambiare il favore. Le persone non hanno idee. Le idee hanno tutto!?
Lo spazio mentale è più grande di quanto si possa immaginare. Un qualsiasi cervello è in grado di porsi in un numero di stati unici che supera quello delle particelle elementari dell’universo. Se provate a chiedere a un gruppo di neuro scienziati quanto sappiano sul contributo del cervello alla formazione del soggetto, i migliori si vedranno costretti a rispondervi: Quasi nulla.

Il cervello umano non solo è più folle del pensiero, ma è anche più folle di quanto il pensiero riesca a concepire. Perfino la normalità di base ha in sé qualcosa di allucinatorio!

L’esperienza di base è semplicemente sbagliata. Il nostro senso della personificazione corporea non deriva dal corpo. In mezzo si frappongono vari strati di cervello, che creano alla meno peggio un’illusione di concretezza a partire da segnali rozzi!?
Anche il corpo integro è di per sé un fantasma, che i neuroni montano come un’impalcatura. Il corpo è l’unica dimora che abbiamo, pur essendo più una cartolina che un luogo. Non viviamo dentro muscoli, giunture e tendini; viviamo nel pensiero, nell’immagine e nel ricordo che ne serbiamo!Non esistono sensazioni dirette, solo voci di corridoio e racconti inattendibili.

Nessuno ha idea di che cosa persegua il nostro cervello (rettile?), o di come intenda ottenerlo. Se solo riuscissimo a distaccarci per un istante, a liberarci di tutti gli sdoppiamenti, a vedere quello che ci circonda per quello che è, e non come a una specie di specchio del cervello!
E’ tutta questione di fede. Fede in una cosa così impalpabile ed effimera da non ingannare nessuno. Sarà questo il Sacro Graal degli studi sul cervello: vedere come decine di miliardi di barriere logiche di natura chimica, che s’infiammano e si smorzano a vicenda, creino non sa come una fede nei loro stessi circuiti fantasma.

<<Dio sarebbe una parte del cervello? E’ solo una struttura incorporata?La religione è solo un lobo temporale?>>
Alla fine risultiamo pur sempre reali. Il fantasma ha bisogno della nostra sagoma. Perfino un modulo di Dio verrebbe scelto per il suo contributo alla sopravvivenza.

Storia dell’uomo vista dalla neurobiologia(Gerald Weber)

L’energia cade su una cellula primordiale; la cellula se ne accorge. Uno stimolo innesca una cascata chimica che incide la cellula e ne cambia la struttura, formando il calco dei segnali che le sono caduti sopra. Eoni dopo, due cellule si saldano, scambiandosi segnali, elevando al quadrato il numero di stati che possono iscrivere. Il legame tra le due si modifica. Le cellule si attivano più facilmente a ogni attivazione, e i rapporti mutevoli evocano un sentore di quanto c’è all’esterno. Poche decine di cellule simili si uniscono a casaccio dando luogo a un umile invertebrato: una macchina che già si riplasma all’infinito, avviata verso la conoscenza. Materia che disegna la mappa di altra materia, registrazione modella di luce e suono, luogo e movimento, cambiamento e resistenza. Qualche miliardo di anni e centinaia di miliardi di neuroni dopo, queste cellule articolate sembrano stabiliscono il tracciato di una grammatica: un’idea di nomi, verbi e perfino preposizioni. Le sinapsi che registrano, ripiegate su se stesse erompono in speranze e sogni, ricordi più elaborati dell’esperienza che li ha cesellati, teorie di altre menti, luoghi inventati altrettanto reali e particolareggiati delle cose materiali, materia essi stessi, microscopici mondi elettroimpressi all’interno del mondo, una forma per ogni forma là fuori, con infinite forme inutilizzate: tutte le dimensioni che sprigionano da questa cosa in cui galleggia l’universo. Solo il gioco di somiglianze inciso dalle cascate chimiche, sempre intento a disfare lo stato che ha costruito l’archivio.
Non suffragati, impossibili, semionnipotenti e infinitamente fragili.

giovedì 6 ottobre 2011

L’uomo senza qualità

Lo spirito disfa, scompiglia e ristabilisce in nuovo rapporto; il bene e il male, il sopra e il sotto, sono membri di una funzione, valori che dipendono dalla concatenazione in cui si trovano. Egli non riconosce nulla di lecito o illecito perché tutto può avere una qualità che lo immetta un giorno in una nuova e grande correlazione. Segretamente odia a morte tutto ciò che si dà l’aria di essere stabilito per sempre come i grandi ideali.
Gli studi di fisica e psicologia sperimentale di Ernst Mach trasmettono una teoria antimetafisica, perché radicalmente empirista e sensista, secondo cui la realtà non è altro che uno sterminato intreccio di elementi, anzi di <<sensazioni>>: queste però non vincolate a un soggetto senziente ma libere e portate a collegarsi tra loro mediante rapporti funzionali che, quando divengono relativamente stabili, sono percepiti come <<sostanze>>
E’ sempre uno sbaglio spiegare le manifestazioni di un paese semplicemente con il carattere dei suoi abitanti. Perché l’abitante di un paese ha almeno nove caratteri: professionale, nazionale, statale, di classe, geografico, sessuale, conscio, inconscio, e forse anche privato; li riunisce tutti in sé, ma essi scompongono lui, ed egli non è in fondo che una piccola conca dilavata da tutti quei rivoli, che vi entrano dentro e poi tornano a sgorgarne fuori per riempire assieme ad altri ruscelletti una conca nuova. Perciò ogni abitante della terra ha ancora un decimo carattere, e questo altro non è se non la fantasia passiva degli spazi non riempiti; esso permette all’uomo tutte le cose meno una: prendere sul serio ciò che fanno i suoi altri nove caratteri e ciò che accade di loro, vale a dire, con altre parole, che gli vieta precisamente ciò che lo potrebbe riempire.
Gli uomini passano sulla terra come profezie del futuro, e tutte le loro azioni sono prove e tentativi, perché ogni azione può essere superata dalla successiva.
Noi abbiamo conquistato la realtà e perduto il sogno. Non stiamo più sdraiati sotto un albero a contemplare il cielo attraverso le dita dei piedi, ma lavoriamo e fatichiamo; d’altronde non si può starsene trasognati a stomaco vuoto, se si vuol essere gente di polso: bisogna muoversi e mangiare bistecche. E’ precisamente come se la vecchia inetta umanità si fosse addormentata su un formicaio; e la nuova svegliandosi s’è trovata le formiche nel sangue, sicché da allora è costretta a compiere i moti più violenti senza potersi liberare da quella sordida smania di animalesca laboriosità.
La verità è che la scienza ha sviluppato un concetto della dura, fredda forza intellettuale che rende semplicemente insopportabili le vecchie idee metafisiche e moralistiche del genere umano, quantunque non possa sostituirle se non con la speranza che in un giorno lontano una razza di conquistatori ideali discenderà nelle valli feraci della spiritualità.
Non esiste una sola idea importante di cui la stupidità non abbia saputo servirsi, essa è pronta e versatile e può indossare tutti i vestiti della verità. La verità invece ha un abito solo e una sola strada, ed è sempre in svantaggio.
Ogni cosa, nella realtà, ha cento lati, ogni lato ha cento correlazioni e a ciascuna sono annessi sentimenti diversi. Il cervello umano per fortuna ha poi diviso le cose, ma le cose hanno diviso il cuore umano!
Discorso alla nazione tedesca (Johann Gottlieb Fichte)
Per liberarsi dal peccato originale dell’ignavia e dalle sue conseguenze, la falsità e la codardia, gli uomini hanno bisogno di modelli che costruiscano loro dinanzi l’enigma della libertà, come furono loro proposti nei fondatori di religioni. Il necessario accordo sulla convinzione morale avviene nella chiesa, i cui simboli son da considerarsi non materia d’insegnamento ma mezzi didattici per l’annunzio delle eterne.
La nostra facoltà del pensiero, di sciogliere e distruggere i contrasti profondamente radicati e morbosamente aggrovigliati, che si formano nelle oscure regioni dell’Io, è fondata con ogni probabilità sulla sua essenza sociale, che congiunge il singolo individuo con gli altri uomini e cose; sventuratamente però ciò che dà al pensiero la virtù sanatrice pare sia nel contempo ciò che ne diminuisce il valore personale d’esperienza.
Un giovane in fase di attività mentale irradia continuamente idee in tutte le direzioni; ma solo quelle che incontrano risonanza nell’ambiente gli sono rinviate e si consolidano, mentre tutte le altre irradiazioni si sparpagliano nello spazio e vanno perdute!
Vivere in uno stato ben ordinato ha qualcosa di assolutamente lugubre; non si può uscire in strada, né bere un bicchier d’acqua, né prendere il tram senza toccare le leve di un gigantesco apparato di leggi e rapporti, metterle in moto oppure affidare loro la pace della propria esistenza; si conosce soltanto quella minima parte di esse, che penetra profondamente nell’interno, mentre dall’altro lato esse si perdono in un groviglio di cui nessuno al mondo ha mai scoperto il congegno; perciò si nega che esistano, come il cittadino nega che esista l’aria, e dice che è vuoto, ma forse proprio nel fatto che tutte le cose di cui si nega l’esistenza - tutte le cose senza colore, senza odore, senza sapore, senza peso e senza morale, come l’acqua, l’aria, lo spazio, il denaro o il passare del tempo - sono in verità le più importanti, sta forse una tal qual sinistra misteriosità della vita; talvolta l’uomo è colto dal panico come in un sogno involontario, travolto da una bufera si dibatte pazzamente come una bestia incappata nell’incomprensibile meccanismo di una rete.
Ci sono migliaia di professioni in cui gli uomini si consumano; lì è concentrata la loro intelligenza; ma se si chiede loro semplicemente ciò che è umano e a tutti comune, non restano che tre cose: la stupidità, il denaro e tutt’al più qualche reminiscenza di religione!
Il carattere di Ulrich
Il valore di un’azione o di una qualità, anzi persino il suo carattere e la sua natura gli sembravano indipendenti dalle circostanze che lo accompagnavano, dagli scopi cui servivano, in una parola dall’insieme variamente costituito cui appartenevano. Sicché tutti gli avvenimenti morali si svolgevano per lui in un campo d’energia la cui costellazione li colmava di significato, ed essi contenevano il bene e il male come un atomo contiene le possibilità di combinazioni chimiche. Erano, in un certo modo, quello che diventavano; tutti gli avvenimenti morali gli apparivano nel loro significato come la funzione dipendente di altre. In tal modo si formava un sistema infinito di connessioni, in cui significati indipendenti, come quelli che la vita comune attribuisce con grossolana approssimazione agli atti e ai caratteri, non esistevano più; ciò che appariva saldamente stabilito diventava un comodo pretesto per molti altri significati, l’avvenimento diventava il simbolo di ciò che forse non avveniva, ma si sentiva profondamente, e l’uomo come compendio delle sue possibilità (l’uomo potenziale), si contrapponeva all’uomo come opera scritta, realtà e carattere.
Dio non intende che si prenda il mondo alla lettera: il mondo è un’immagine, un’analogia, un modo di dire del quale egli deve servirsi per un motivo qualunque, e naturalmente è sempre approssimativo; non dobbiamo prenderlo in parola, tocca a noi stessi trovare lo scioglimento del quesito che egli ci impone.
La vera comunione è l’effetto di una legge interiore; e la legge più profonda, più semplice, più perfetta, la prima di tutte è quella dell’amore. Non l’amore nel suo basso significato sensuale; perché il possesso fisico è una trovata di Mammone e ha l’unico effetto di dividere e di togliere il senno.
Ogni progresso è anche un regresso. V’è progresso sempre unicamente in un certo senso. E poiché la nostra vita nell’insieme non ha senso, così nell’insieme non ha neanche progresso.
La vera verità fra due persone non si può esprimere a parole; ogni tentativo diviene per essa un ostacolo!
Il bisogno di univocità, ripetibilità e solidità, è la premessa per pensare e far progetti con successo; in campo spirituale si soddisfa solo con una forma di violenza. Chi nell’uomo vuol costruire sulla pietra deve servirsi unicamente delle qualità e delle passioni più basse perché solo ciò che è indissolubilmente legato all’egoismo ha consistenza e può sempre esser messo in conto; le intenzioni più nobili sono infide, contraddittorie e fuggevoli come il vento.
Le prescrizioni erano ormai il compenso per lo scomparso interessamento del mondo!
La massima potenza che un uomo può sentire in sé non deriva dal comune comportamento egoistico in cui ci s’impossessa di tutto quel che si trova e neppure, in ciò che si potrebbe chiamare accrescimento dell’Io mediante l’aprirsi e il donare, ma è in fondo uno stato di quiescenza in cui nulla mai cambia, come un’acqua ferma.
Tutte le spiegazioni empiriche sono soltanto apparenti e non escono dalla cerchia della conoscenza interiore, acquisibile con i sensi! La volontà di sapere tende a ridurre il mondo a un meccanico giramento di pollici delle cosiddette forze della natura.
Prima bisogna imparare a vivere, e poi forse s’imparerà a pensare!
Così va il mondo: ci muoviamo continuamente fra istituzioni, problemi ed esigenze di cui conosciamo soltanto l’ultima parte, cosicché il presente si allaccia sempre al passato; siamo sprofondati nelle catacombe del tempo, e ci illudiamo di vivere nel presente!
Il rapporto fra un sogno e ciò che esso esprime gli era noto, perché è semplicemente quello dell’analogia, dell’allegoria. Un’allegoria contiene una verità e una non verità, indissolubilmente legate l’una all’altra per il sentimento. Se la si prende com’è e la si plasma con i sensi sul modello della realtà, ne nascono arte e sogno, ma fra questi e la vita piena, reale, c’è una parete di vetro. Se la si prende con la ragione e si divide ciò che corrisponde da ciò che non corrisponde, ne derivano verità e sapere, ma si distrugge il sentimento. Al modo di quei batteri che dividono in due parti qualcosa d’organico, gli uomini scindono lo strato vitale primitivo dell’allegoria nella materia solida della realtà e verità e nell’atmosfera gassosa del presentimento, fede e artificio.
La filosofia e poesia applicata della maggior parte degli uomini che non sono né creatori né negati allo spirito, è fatta di tali luccicanti contaminazioni di un piccolo cambiamento personale con un grande pensiero estraneo.
La coscienza non può dare un assetto al brulichio, al balenio del mondo, perché quanto essa è più acuta, tanto più il mondo diventa immenso, almeno transitoriamente; la coscienza di sé, però vi entra dentro come un regista e ne fa un’unità artificiale della fortuna.
Secondo la massa il presupposto principale della felicità non è quello di risolvere le contraddizioni bensì di farle sparire, come in un lungo viale spariscono i vuoti; e allo stesso modo che dappertutto si spostano i rapporti visibili, producendo un’immagine dominata dall’occhio, dove ciò che è incombente e vicino appare grande, ma più lontano anche l’immane sembra piccolo, i vuoti si chiudono, e infine tutto l’insieme subisce una bella allisciatura e arrotonda tura, così anche i rapporti invisibili si spostano per opera della ragione e del sentimento, di modo che nasce inconsciamente qualcosa dove ci si sente a casa propria.
Chi soffre e molto già patisce, nel corpo ancora vivo, il lento sfasciarsi della spoglia mortale, è incline a perdonare e a chiedere perdono; se ricomincia a star meglio però si rimangia tutto, perché il corpo sano ha per natura qualcosa d’implacabile.
Buono è considerato oggi ciò che ci dà l’illusione di condurci a qualcosa; ma questo convincimento è ciò che esattamente chiamiamo l’uomo che vola senza rimpianti.
Quasi si potrebbe dire che i nostri desideri malvagi sono la parte ombreggiata della vita che realmente conduciamo e che la vita che realmente conduciamo è la parte ombreggiata dei nostri desideri buoni.
Le virtù della società sono vizi agli occhi del santo!
Nel momento in cui si evade dalla vita inessenziale, si stabiliscono nuove correlazioni. Le cose non sono più in rapporto tra loro, perché si tratta di un rapporto sconosciuto, del quale non abbiamo nessuna esperienza, e tutte le altre correlazioni sono smarrite. Si potrebbe anche dire: di solito noi guardiamo qualcosa e lo sguardo è come una bacchettina o un filo teso al quale l’occhio e l’oggetto guardato si appoggiano reciprocamente, e ogni secondo che passa sorregge una trama di questo genere; mentre in questa particolare disposizione d’animo c’è piuttosto qualcosa di dolorosamente dolce che disgiunge i raggi visuali. Non possediamo nulla al mondo, non teniamo nulla, e nulla ci tiene. Tutto è come un albero altissimo dove non c’è foglia che muova. E in tale condizione non si può far niente di basso. Si dice che in tale condizione non può accadere nulla che non concordi con essa. Un bisogno di <<appartenerle>>è l’unico motivo, il tenero scopo e l’unica forma d’azione e di pensiero che in essa si svolgono. Essa è qualcosa di infinitamente quieto e compiuto e tutto ciò che accade nel suo ambito, accresce il suo significato in tranquilla espansione; oppure non lo accresce, e allora è un male, ma il male non può accedere perché nello stesso momento si lacerano la chiarezza e la quiete, e la condizione meravigliosa finisce.
Credo che tutti i precetti della nostra morale siano concessioni a una società di selvaggi!
Affrontare la vita con l’aiuto della morale che c’è trasmessa, è come avviarsi su una corda oscillante tesa sopra un abisso, senz’altro sussidio che il consiglio: tiene bene dritto!
La verità nuota come un pesce in un principio invisibile: appena la si tira fuori, ecco che è morta.
Uno dei principali problemi del nostro tempo:
Noi non siamo in grado di liberarci da soli, su ciò non v’è dubbio; questo noi lo chiamiamo democrazia, ma è soltanto il termine politico per la condizione psichica. Noi siamo l’epoca della scheda elettorale. Ogni anno eleggiamo col voto il nostro ideale sessuale, la reginetta di bellezza, e se abbiamo fatto della scienza positiva il nostro ideale spirituale, ciò vuol dire soltanto mettere la scheda in mano ai cosiddetti fatti perché votino in nostra vece. Il tempo presente è antifilosofico e vile, e non ha il coraggio di decidere che cosa ha valore e che cosa non ne ha, e democrazia significa <<Fai quello che accade>>.Uno dei più vergognosi circoli chiusi che ci sia stato finora nella razza umana.

L’uomo teme il diavolo che gli entra in corpo molto meno che non l’illuminazione che gli viene dallo spirito!
Una donna che accorda a un uomo ciò che gli indebolisce lo spirito è anch’essa una delinquente spirituale!
Novalis: Che cosa dunque posso fare per la mia anima, che abita in me come un enigma insoluto?che lascia all’uomo visibile la massima licenza perché non può in alcun modo dominarlo?
In ogni cervello accanto al pensiero logico, col semplice e rigoroso senso dell’ordine che è il riflesso delle condizioni esterne, v’è anche il pensiero effettivo, la cui coerenza corrisponde alla particolarità dei sentimenti, delle passioni e degli umori, cosicché le leggi di entrambi stanno suppergiù le une alle altre come quelle di un deposito di legnami, dove i pezzi di legno ben squadrati e pronti per la spedizione sono disposti in cataste ordinate, e quelle oscure intricate del bosco col suo stormire e così suo pullulare. E giacché gli oggetti del nostro pensiero non sono affatto indipendenti dalle sue condizioni non solamente questi due modi di pensare si mescolano in ogni individuo, ma fino a un certo punto possono anche porlo di fronte a due mondi diversi, almeno immediatamente prima e dopo quel <<momento misterioso e indescrivibile>> che secondo un famoso filosofo religioso sopraggiunge in ogni percezione sensuale prima che sentimento e opinione si dividano l’una dall’altra e occupino i posti in cui si è abituati a trovarli: come un oggetto nello spazio e una meditazione che è ora racchiusa nel meditatore.
Il sentimento è abbastanza raro. Non lasciare che una certa temperatura del sentimento si raffreddi significa probabilmente conservare il calore d’incubatrice dove si cova ogni crescita spirituale. E se una persona viene innalzata momentaneamente dal suo viluppo d’intenzioni intelligenti che la irretiscono con innumerevoli oggetti estranei a una condizione senza scopo, si trova quasi nella condizione di vita d’un fiore sul quale cadono il sole e la pioggia.
La morale è coordinare ogni stato momentaneo della nostra vita in modo da farne uno stato duraturo!
Oggi si vive divisi, e con parti intrecciate ad altre persone; ciò che si sogna è connesso col sognare e con quello che sognano gli altri; le nostre azioni sono interdipendenti ma ancor più dipendenti dalle azioni degli altri; e ciò di cui siamo convinti è in correlazione con altre convinzioni che noi solo in minima parte condividiamo: voler agire nella propria piena realtà è dunque una pretesa sommamente irreale!
Nel sogno, nel mito, nella poesia, nell’infanzia e perfino nell’amore la parte maggiore del sentimento la si paga con una mancanza di comprensione, vale a dire con una mancanza di realtà!Se lo traduciamo nell’empio linguaggio moderno, ciò che oggi è spaventosamente scarso per tutti si potrebbe chiamare la percentuale di partecipazione dell’individuo alle proprie azioni e vicende. In sogno sembra che sia il cento per cento, da svegli non è neanche la metà!
I grandi delitti non si compiono perché qualcuno li commette, ma perché noi lasciamo che si compiano!
La facilità e l’indifferenza con cui ci si può procurare oggi una coscienza tranquilla distrugge più vite umane che la cattiva volontà dei singoli!
Mentre l’<<immagine luminosa>> rappresenta le più alte possibilità della vita, l’<<immagine colpevole>> è la superstizione che tratta come malattia tutto quel che non coincide con la più volgare esperienza.
L’espressione che noi diamo alle cose sviluppa il senso che porta alla loro giusta interpretazione.
In origine l’amore è semplicemente l’istinto di avvicinarsi e di afferrare. Lo si è separato nei due poli uomo e donna, con le pazze tensioni, arresti, sbalzi e guasti che ne risultano. Di questa gonfia ideologia oggi ne abbiamo fin sopra i capelli: è quasi ridicola come una gastrosofia.Sono convinto che i più sarebbero contenti se si potesse sciogliere quel legame fra uno stimolo epidermico e tutta la condizione umana!E presto o tardi sorgerà un’epoca di ovvio cameratismo sessuale, in cui ragazzi e ragazze in concordia discorde staranno davanti a un cumulo di vecchie molle spezzate che prima costituivano l’uomo e la donna!
Nel momento in cui tu esci dall’armonia con gli altri, non saprai mai più, in eterno, quello che è bene e quello che è male. Se vuoi essere buona, dunque, devi essere persuasa che il mondo è buono. E noi non siamo buoni né l’uno né l’altro. Viviamo in un tempo in cui la morale è in crisi o in dissoluzione; ma dobbiamo mantenerci puri, in vista di un mondo che può ancora venire.
Si potrebbe formulare una definizione: i delitti sono la confluenza nei signori peccatori di tutto ciò che gli altri uomini lasciano defluire in irregolarità spicciole, cioè nella fantasia e in mille cattiverie quotidiane e meschinità d’idee!
La vita offre occasioni tanto per rafforzare la volontà quanto per indebolirla; non bisogna fuggire gli ostacoli ma cercare di vincerli!
La grande verità di vita non emerge dai dibattiti; l’uomo la discerne come viva interpretazione e realizzazione di se stesso.
Molta gente non conosce le cause delle malattie mentali nulla teme, accanto alle possibilità di perdere il suo denaro, quanto la possibilità di perdere un giorno la ragione; ed è stranamente grande il numero di coloro che son tormentati dalla paura di perdere improvvisamente se stessi?! La sovrestimazione del proprio valore porta probabilmente all’esagerazione degli orrori di cui i <<cosiddetti>> sani si figurano popolate le case dei malati!
La verità tiene sempre il mezzo, e tutti se lo dimenticano, oggi non vi son più che estremisti!
Opinioni ciascuno ne può avere, ma durevoli sono soltanto quelle con cui si guadagna qualcosa perché ciò dimostra che sono accettate anche da altri!
Se occorre spiegare tutto, l’uomo non muterà mai nulla alle cose del mondo!
Il mondo non ricorda oggi quel che voleva ieri, che le sue disposizioni d’animo cambiano senza un motivo convincente, che è in perpetua agitazione, che non giunge mai a un risultato; e che se ci si figurasse raccolto in un solo cervello ciò che accade nei cervelli degli uomini, ne risulterebbe innegabilmente una serie di manifestazioni deteriori che si potrebbero definire d’imbecillità!?
Se per morale io posso intendere il regolamento di tutte le correlazioni che comprendono il sentimento, la fantasia e simili, allora entro quest’ambito il singolo si regola su tutti gli altri e così acquista apparentemente una certa saldezza, ma tutti insieme non s’innalzano al di sopra di uno stato di follia!
L’uomo è un essere che non può vivere senza entusiasmo. E l’entusiasmo è uno stato in cui tutti i suoi sentimenti e pensieri hanno la stessa forza vitale; ma la forza di un simile entusiasmo non ha sostegno. Sentimenti e pensieri acquistano durevolezza solo vicendevolmente, nel loro complesso, devono in qualche modo avere la stessa direzione e trascinarsi l’un l’altro. E con tutti i mezzi, con droghe, fantasie, suggestioni, con la fede, il convincimento, spesso anche con l’influsso semplificante della stupidità, l’uomo si sforza di creare uno stato simile a quello. Egli crede nelle idee, non perché a volte son vere, ma perché ha bisogno di credere!Perché deve tenere in ordine i propri affetti; perché deve turare con un’illusione il buco dei muri della vita, attraverso il quale i suoi sentimenti si disperderebbero ai quattro venti. Sebbene, tutto sommato, il numero delle decisioni dettate dal sentimento sia infinitamente più grande di quello delle decisioni prese dalla nuda ragione, e tutti gli avvenimenti che commuovono l’uomo nascano dalla fantasia, pure soltanto i problemi del raziocinio stanno al di sopra della persona e per il resto non è accaduto nulla che meriti il nome di sforzo comune o che denoti almeno il riconoscimento della sua disperata necessità?!
Dimenticare se stessi è per gli esseri umani la cosa più sana che vi sia!
Dedica una parte della tua solitudine alla tranquilla meditazione sul tuo prossimo, specialmente se tu dovessi non concordare con esso; forse allora capirai meglio ciò che ti urta, e imparerai a servirtene; e saprai essere indulgente per la sua debolezza e incoraggiare la sua virtù che probabilmente è soltanto intimidita!

La verità della vita è una conoscenza che non ha inizi, e i fatti della vita vera non si trasmettono mediante prove: chi vive e soffre li ha dentro di sé come misteriosa forza di più alte esigenze e come la viva interpretazione di se stesso!
Quando Ulrich contemplava un fiore era qualche volta un’osservazione senza fine e, per dir tutto, senza principio. Se per caso ne conosceva il nome, era un salvataggio dal mare dell’infinito. Se invece il nome gli era ignoto chiamava il giardiniere; allora pronunciava un nome sconosciuto, tutto era a posto, e l’antichissima magia del possesso della parola esatta che protegge contro l’indomata selvatichezza delle cose esercitava il suo potere lenitivo come diecimila anni fa!?
L’Io non intende mai le proprie impressioni e produzioni singolarmente, ma sempre in correlazione, in reali o immaginarie, in simili o opposte concordanze con altro; così tutte le cose che hanno un nome si reggono a vicenda in serie, in rapporti, membri di complessi immensi e impenetrabili, gli uni poggianti sugli altri, e percorsi da tensioni comuni. E se per qualsiasi motivo le correlazioni fanno cilecca e la serie dei ragionamenti non collimano, ci si trova di nuovo davanti alla creazione indescrivibile e umana, anzi ripudiate e informe!
Esposti alla luce del sole gli istinti sociali si dilatano come il mercurio nel termometro, a spese di quelli egoistici, che invece di solito più o meno li bilanciano!
L’amore è uno dei meccanismi di accordo. Esso ha il beneficio di rendere ciechi!L’amore rende ciechi: la metà di tutti gli enigmi dell’amore per il prossimo, che ci siamo posti, è già risolta con questa frase.
La verità è il risultato inequivocabile di un comportamento verso la vita, che non percepiamo affatto inequivocabilmente come comportamento vero!
Noi nella vita cerchiamo senza dubbio la solidità, con l’accanimento di un animale terrestre caduto nell’acqua. Perciò sopravvalutiamo tanto l’importanza del sapere, del diritto e della ragione, quanto la necessità dell’obbligo e della violenza. In ogni caso la maggior parte delle manifestazioni della nostra vita ha per fondamento l’incertezza spirituale. Fra esse predominano la credenza, la congetturala supposizione, il presentimento, il desiderio, il dubbio, l’inclinazione, l’esigenza, il pregiudizio, la persuasione e le vedute personali. E poiché l’opinione, su questa scala, si trova circa a metà fra la fondatezza e l’arbitrio, io dico dunque: la nostra realtà non è in gran parte, per quanto dipende da noi, che l’espressione di un’opinione, sebbene noi le attribuiamo Dio sa quale importanza. Direi quasi che tutte le nostre passioni non sono altro che congetture; molto spesso sono sbagliate; e noi ci caschiamo soltanto per nostalgia della risolutezza!
Il sentimento, se raggiunge una certa forza e durata, si crea un mondo selezionato e allusivo, il suo proprio mondo, cosa che svolge una parte non indifferente nella condizione umana. E da qui che deriva anche la nostra famigerata volubilità e il nostro mutevole arbitrio!
Un sentimento cui non appartiene un comportamento e un agire preciso, comunque non un comportamento del tutto reale: quanto veramente questo sentimento non viene servito da gambe e braccia, altrettanto veramente esso ci è sempre venuto incontro e ci è apparso più vivo della vita!
Oggi è generalmente diffusa la teoria che i grandi oratori sono nati da un difetto d’eloquio e gli eroi da una debolezza, in altre parole che la nostra natura comincia sempre con lo scavare una fossa quando vuole che ci innalziamo sopra una montagna; e mentre i mezzi sapienti e i mezzi selvaggi che determinano il corso della vita son pronti a proclamare un Demostene ogni balbuziente che capita, è ancora più facile che passi oggi per un segno di buon gusto considerare virtù essenziale di un Demostene il balbettamento originale.
Ulrich non aveva la minima intenzione di prendere la conoscenza per un errore o il mondo per un’illusione, ma gli sembrava ammissibile che non si parlasse soltanto di un’immagine modificata del mondo, ma anche di un altro mondo, quando al posto del sentimento che serve ad adattarci alla realtà ne predomina un altro. Questo mondo sarebbe irreale nel senso che mancherebbe quasi interamente di obiettività; in esso non vi sarebbe nessuna delle idee, delle valutazioni, delle decisioni e delle opinioni che sono adattate alla natura, e forse molto tempo dopo verrebbero ignorati i dissidi fra gli uomini, però una volta apparsi insanabili. In fondo, in ciò non vi sarebbe col nostro mondo che una differenza di grado, e per decidere della possibilità non c’è che da chiedersi se un’umanità sottoposta a tali condizioni sarebbe ancora capace di vivere e potrebbe raggiungere una certa stabilità nell’avvicendarsi degli interventi del mondo esterno e del proprio comportamento. E molte cose si possono immaginare, di allontanare dalla realtà e di sostituire con altre senza che in un simile mondo la vita diventi impossibile agli umani. Possono diventare suscettibili di realtà e adatte al mondo molte cose che non esistono in una certa realtà e in un determinato mondo.
Si pongono uno di fronte all’altro il mondo esterno e la “personalità; si suppone che il mondo esterno susciti in una persona delle reazioni interne che la rendono capace di rispondere opportunamente; e costruendo mentalmente questa strada, che da una modificazione del mondo attraverso la modificazione della persona porta di nuovo a una modificazione del mondo, si ottiene l’ambiguità singolare che ci permette di venerare il mondo interiore come l’autentica sede della nobiltà umana.
Se è certo che il mondo non è fatto per corrispondere alle esigenze umane, è altrettanto certo che i concetti umani son fatti per corrispondere al mondo, perché questo è il loro compito; e perché non ci riescano mai nell’ambito del giusto e del bello, rimane in fin dei conti una questione stranamente aperta.
Il compito della storia sarebbe di lasciarsi dietro una razza umana sempre più mediocre e di motivarne l’esistenza. Se la storia umana avesse un compito, e se fosse questo, allora non potrebbe essere migliore di quello che è, e giungerebbe stranamente al suo scopo col non averne alcuno!
L’amore non è un oggetto di conoscenza sensibile che si possa afferrare con uno sguardo o anche con un sentimento, bensì un avvenimento morale come lo sono l’assassinio premeditato, la giustizia e il disprezzo: e questo significa fra l’altro che è possibile fra tutti i suoi esempi, una catena di comparazioni con molte varianti e con fondamenti di ogni genere, i cui estremi possono essere molto dissimili, anzi diversi fino alla contraddizione, e tuttavia sono legati da un’assonanza che corre dall’uno all’altro.
Ogni sentimento, oltre alla sua tendenza originaria, ha anche un destino; e per il fatto che la sua evoluzione successiva dipende più che mai dalle circostanze che sopravverranno, non v’è ne alcuno che fin dall’inizio sia infallibilmente se stesso, e forse neppure che sia indubbiamente e unicamente un sentimento. In altre parole, da questa cooperazione delle tendenze e degli sviluppi risulta che nel campo dei sentimenti non predomina il puro evento e l’adempimento univoco, bensì un’approssimazione progressiva e un adempimento approssimativo.
Nulla ha procurato ai falsi geni tanta fortuna presso le masse quanto l’incomprensione che hanno di solito gli uni per gli altri geni veri, e seguendo il loro esempio anche i semiveri; ma non sono certo i pulitori di lampioni che possono spazzolare Prometeo!
L’uomo a cui le più forti emozioni sono legate a vicende che in qualche modo sono tutti impossibili, non vuole le vicende possibili!
Di una metafora si dice anche che è un’immagine. E anche di un’immagine si potrebbe sempre dire che è una metafora, ma nessuna delle due è un’uguaglianza. E appunto perché appartiene a un mondo regolato non dall’uguaglianza ma dalla similitudine, si può spiegare la grande forza di sostituzione, l’effetto imponente di imitazioni oscure e poco somiglianti.

Allora si aprirono gli occhi dell’anima, e vidi l’amore che mi veniva incontro. E videro il principio e non la fine, solo l’avviamento.