giovedì 10 febbraio 2011

L’uomo sotterraneo

Oh meraviglia, essere un melo: conoscere il proprio posto nel mondo. Sentirsi stabile e insieme recare frutto. Sapere a cosa si è destinati.
La nostra esperienza di vita viene conservata al sicuro nella camera blindata della Memoria. E’ qui che depositiamo il nostro passato. Non ricordiamo altra traccia tranne forse qualche raro oggetto, ricordo dei nostri piccoli successi, dei nostri immensi fallimenti, di coloro che abbiamo amato e di coloro che hanno ricambiato il nostro amore. L’unica certezza di aver speso bene la vita è la fragile prova conservata nei nostri grandi registri della mente.
Che cosa succede se la porta di quella stanza viene sfondata?Se ciò avviene, rischiamo di essere irrimediabilmente perduti, e per l’eternità.
Privati della memoria, siamo privati del nostro stesso io. Senza la nostra storia siamo vuoti.
Noi non siamo, come avevo temutosolo una camera oscura, spettatori della luce del mondo. No. Noi siamo la camera oscura, ma anche il faro. Riceviamo luce e luce emettiamo!
Che cos’è lo stato mentale che noi chiamiamo “coscienza” se non il costante emergere da una galleria sotterranea?
19 Febbraio
Dacché ho memoria, sono sempre stato male. Il problema, ora comincio a capire, sta nel fatto che siamo tutti prigionieri della nostra pelle. Il corpo, con le sue stupefacenti capacità, è anche il carcere in cui siamo condannati a languire. Siamo sepolti nella carne e nel sangue. Prima o poi le fragilità del nostro organismo cominciano a trascinarci verso il fondo. Non abbiamo altra scelta che abbandonarci. Come sarebbe bello lasciar vagare la mente, libera dai ceppi della pelle e delle ossa. Essere capaci di avvicinarci gli uni e gli altri, di comunicare con tutti gli spiriti. Io sono, ora lo so, due persone diverse. La mente e il sacco d’ossa che mi trascino dietro. Il corpo è una specie di contenitore, altri lo considerano un tempio; ma a ben guardare è un decrepito mucchio di macerie in cui pregare!
Ciò cui anelo, è la trascendenza; vorrei che la parte più profonda di me salisse in superficie a respirare. E’ quest’orribile separatezza della vita, rifilatami con l’inganno dalla carne, che sono infine giunto a detestare. Desidero solo far entrare un filo di luce, lasciare uscire un poco di me nel mondo.

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