lunedì 30 maggio 2011

La Filosofia Perenne

La conoscenza è una funzione dell’essere. Dove si dà un cambiamento nell’essere del soggetto conoscente, vi è cambiamento corrispondente nella natura e nella quantità delle conoscenze.
Quello che sappiamo dipende anche da ciò che vogliamo fare di noi stessi, in quanto esseri morali.
La Realtà ultima non è appresa nitidamente e immediatamente se non da coloro che si sono resi pieni d’amore, puri di cuore e poveri di spirito.
Chiunque desideri conoscere il Divino Fondamento nell’espressione tat tvam asi <<Quello sei tu>>, può cominciare col guardare all’interno nel suo tu particolare e, attraverso un processo di <<morte a se stesso>>, giungere infine a una conoscenza del Sé, del Regno di Dio dentro di noi.
L’essere umano compiutamente illuminato sa, come dice Law, che Dio è presente nella parte più profonda e centrale della sua anima, ma egli è al tempo stesso uno di coloro che, per dirla con Plotino, vedono tutte le cose, non nel corso del loro divenire, ma nell’Essere, e vedono se stessi nell’altro. Ogni essere contiene in sé l’intero mondo intelligibile. Pertanto il Tutto è dovunque. L’uomo ha cessato di essere il Tutto, solo quando cessa di essere un individuo, si eleva nuovamente e compenetra il mondo.
La liberazione non può esser raggiunta se non attraverso la percezione dell’identità dello spirito individuale con lo Spirito universale.

<<Io sono l’attore, io sono colui che ha esperienza>>.Questa nozione causa la schiavitù dell’esistenza condizionata, della nascita e della morte. I sapienti chiamano liberazione lo sradicamento di questa nozione e del conseguente desiderio di divenire un’ entità separata.

La politica di coloro la cui meta è al di là del tempo è sempre pacifica; sono gli idolatri del passato e dell’avvenire, della memoria reazionaria e del sogno utopistico, che fanno le persecuzioni e muovono le guerre!

E’ perché noi non sappiamo Chi siamo, perché non ci rendiamo conto che il Regno dei Cieli è dentro di noi, che ci comportiamo in quei modi, di solito sciocchi, spesso folli, e talvolta criminali, tipicamente umani!
Platone nel Teeto insiste che è solo diventando come Dio che possiamo conoscerLo.
Le nostre percezioni e la nostra intelligenza sono guidate, in ampia misura, dalla nostra volontà. Siamo coscienti di cose e pensiamo a cose che, per una ragione o per l’altra, vogliamo vedere e comprendere. Le capacità della mente umana sono quasi indefinite. Qualsiasi cosa vogliamo fare, la possiamo fare, purché la volontà sia sempre sufficientemente intensa e sostenuta.
Vi sono state ascese e cadute, periodi di progresso e regresso; ma il fatto fondamentale che Dio è il Primo Motore di un universo che partecipa della Sua divinità è sempre stato riconosciuto.
Le preoccupazioni psichiche possono essere, e spesso sono, un ostacolo di prima grandezza sulla strada della genuina spiritualità.
Il Divino Fondamento di ogni esistenza è un assoluto spirituale, ineffabile nei termini del pensiero discorsivo, ma suscettibile di essere direttamente sperimentato e compreso dall’essere umano. L’ultimo fine dell’uomo è la conoscenza unitiva del Fondamento divino: la conoscenza che è propria di coloro soltanto che son disposti a <<morire a se stessi>>e in tal modo far posto a Dio.
Colui che non si è mai liberato dal desiderio può vedere solo le Conseguenze! Lao-Tzu

La mente influenza il corpo in quattro modi: in via subconscia, attraverso quell’intelligenza fisiologica (entelechia); in via cosciente, con atti deliberati di volontà; di nuovo subconscia, per reazioni sull’organismo fisico di stati emotivi; e infine, in via cosciente o subconscia, in certe manifestazioni <<sopranormali>>. Al di fuori del corpo la materia  può essere influenzata dalla mente in due modi; in primo luogo per mezzo del corpoe, in secondo luogo, attraverso un processo <<sopranormale>>. Così, la mente può stabilire relazioni con altre menti in modo indiretto, facendo intraprendere al corpo, con un atto di volontà, attività simboliche, come la parola o la scrittura; o in modo <<sopranormale>>, direttamente con la lettura del pensiero, con la telepatia, con la percezione extrasensoriale.

Logos ricreante

Quanto alla creazione: se una mente umana può direttamente influenzare la materia non solo all’interno ma anche all’esterno del corpo !?, allora si può presumere che una Mente divina, immanente all’universo o trascendente a esso, sia in grado di imporre forme a un caos preesistente di materia informe o forse, perfino di dare esistenza, col pensarle, alla sostanza e alle forme!
Una volta creato o divinamente informato, l’universo deve essere sostenuto. La necessità di una continua ricreazione del mondo diviene palese; la natura del tempo o la durata delle cose sono tali perché le parti del mondo non sono reciprocamente dipendenti, né mai coesistenti; e pertanto dal fatto che noi esistiamo adesso non consegue che esistiamo un momento dopo, a meno che una qualche causa, e cioè quella che prima ci aveva prodotti, non ci debba continuamente riprodurre.
Le situazioni fisiche volute da una divina Provvidenza possono essere disposte di continuo, dalla Mente creante e che sostiene l’universo. In modo analogo la Mente divina può scegliere di comunicare con le menti finite, manipolando il mondo degli uomini e delle cose in modi che la mente particolare, che deve essere raggiunta in quel momento, troverà significativi.

Il mondo qual esso appare al senso comune consiste in un numero indefinito di eventi successivi e presumibilmente legati in connessione causale, implicanti un numero indefinito di cose, vite e pensieri separati e individuali; il tutto costituisce un cosmo presumibilmente ordinato. E’ per descrivere, discutere e dominare questo universo del senso comune che si sono sviluppate le lingue umane.
Non si può avere una diretta conoscenza del Fondamento se non attraverso l’unione, e l’unione si può raggiungere solo con l’annullamento di quell’ego preoccupato di se stesso, che è la barriera che separa il <<tu>> dal <<Quello>>( Tat Tvam Asi)
Tutti gli uomini hanno materia di dolersi; ma più particolarmente, ha materia di dolersi colui che sa e sente non sola che cosa egli è, ma che egli è. E chi non ha mai sentito questo dolore, si dolga; perché non sa che cosa sia il dolore perfetto. Questo dolore, quando lo provi, purifica l’anima, non solo dal peccato ma anche dalla sofferenza.
Che cosa potrebbe cominciare a negare l’io, se non ci fosse nell’uomo qualcosa di diverso dall’io. (Law)
Poiché la brama dell’uomo non può mai essere soddisfatta se non attraverso la conoscenza unitiva di Dio e poiché il corpo-mente è capace di una immensa varietà di esperienze, noi siamo liberi di identificarci con un numero quasi infinito di oggetti possibili. Una persona con un certo tipo di costituzione psicofisica sarà tentata di identificarsi con una serie di interessi e di passioni, mentre una persona con un altro tipo di temperamento sarà tentata da identificazioni molto diverse. Ma non si deve soccombere a queste tentazioni, la gente può resistere ad esse e in effetti lo fa, rifiutare d’identificarsi con ciò che sarebbe troppo facile e naturale essere; può, e in effetti lo fa, diventare migliore e del tutto diversa dalla propria personalità.
Il fine dell’addestramento spirituale è quello di rendere privi di personalità gli individui in ogni circostanza della vita. Non potrebbe essere altrimenti; poiché ciò che noi siamo e
Vogliamo e facciamo dipende, in ultima analisi, da quello che noi riteniamo sia la Natura delle Cose!
La conoscenza è nel conoscente secondo il modo del conoscente. Nella contemplazione il conoscente, il conosciuto e la conoscenza sono una cosa sola.
Quello che facciamo dipende in gran parte da quello che pensiamo, e se ciò che facciamo è male, vi sono buone ragioni empiriche per supporre che i nostri schemi di pensiero siano adeguati alla realtà materiale, mentale o spirituale.
Per il Buddha, il tempo è senza principio e gli innumerevoli universi, ognuno dei quali nutre esseri senzienti di ogni tipo possibile e immaginabile, nascono, si evolvono, decadono e muoiono, solo per ripetere lo stesso ciclo; sempre di nuovo fino all’ultimo compimento quando ogni essere senziente sarà giunto alla liberazione dal tempo fino a conquistare l’eterna qualità di Buddha.
La Mente originale si riconosce insieme all’operare dei sensi, e dei pensieri, solo che non appartiene a loro e tuttavia non ne è indipendente. Non costruite le vostre teorie in base ai vostri sensi e pensieri, non basate la vostra intelligenza sui vostri sensi e pensieri; ma al tempo stesso non cercate la Mente lontano dai vostri sensi e pensieri, non cercate di afferrare la Realtà ripudiando i vostri sensi e pensieri.Quando non siete né attaccati ad essi, né distaccati, allora voi godete la libertà perfetta. (Huang-Po)
La fede e la devozione preparano lo spirito del fedele a percepire il raggio della Divinità al suo punto d’intersezione col frammento particolare di materia che è davanti a lui.
La riconciliazione con l’evanescente è la rivelazione dell’eterno.(Dr. Oman)

La Via perfetta non conosce difficoltà.
Solo quando è libera dall’odio e dall’amore
Essa si rivela pienamente e senza travestimenti.
Se tu vuoi vederlo davanti a te,
Non aver pensieri fissi né pro né contro di esso.
Opporre ciò che ti piace a ciò che ti dispiace:
Questa è la malattia della mente!
Quando non si conosce il profondo significato della Via,
La pace mentale è inutilmente turbata …
Le trasformazioni che han luogo nel mondo vuoto che abbiamo di fronte
Sembrano essere reali a causa dell’Ignoranza.
Uno in tutti,
Tutti in Uno:
Una volta capito questo,
Niente più preoccupazioni di non essere perfetti!
Quando la Mente e ogni singola mente credente non son divise,
E non sono divise ogni singola mente credente e la Mente,
Allora mancano le parole,
Perché ciò che non è del passato, né del presente, né del futuro.
Seng-T’San

La santità consiste nel volere ciò che ci accade per ordine di Dio!
Jean-Pierre de Caussade

Possiamo amare solo ciò che conosciamo, e non possiamo mai conoscere completamente ciò che non amiamo.

Qui sulla terra l’amore di Dio vale più della conoscenza di Dio, mentre conoscere le cose inferiori è meglio che amarle. Conoscendole le alziamo fino alla nostra intelligenza, mentre amandole ci abbassiamo fino a loro e possiamo diventare loro schiavi, come l’avaro con l’oro!
(San Tommaso)
L’ambiguità terminologica porta alla confusione di pensiero; e, in materia d’amore, la confusione di pensiero serve mirabilmente lo scopo di una natura umana divisa e non rigenerata che sia decisa a spremere quanto c’è di meglio da entrambi i mondi: e cioè serve Dio, mentre in effetti serve Mammona, Marte o Priapo!?
La forma più alta dell’amore di Dio è una intuizione spirituale immediata, per mezzo della quale <<conoscente, conosciuto e conoscenza divengono una cosa sola>>.
La ragione per cui l’amore sensibile, anche dell’oggetto più alto, non può unire l’anima al suo Divino Fondamento nella sua essenza spirituale consiste in questo: come tutte le altre emozioni del cuore, l’amore sensibile intensifica quella personalità, che è l’ostacolo definitivo sulla via di tale unione.
E’ per mezzo della tranquillità mentale che potrei tramutare questo falso spirito di morte e di rinascita nella Chiara Mente Intuitiva e, così facendo, realizzare la primeva e illuminante Essenza della Mente. Surangama Sutra

L’anima vive di ciò che essa ama anziché nel corpo che essa anima. Poiché essa non ha vita nel corpo, ma piuttosto la dà al corpo e vive in ciò che ama.San Giovanni della Croce

Le nostre attuali istituzioni economiche, sociali e internazionali sono basate, in larga parte, su una organizzata assenza d’amore. Noi cominciamo col mancare di carità verso la Natura. Dalla mancanza d’amore verso la natura progrediamo alla mancanza d’amore verso l’arte; e ovviamente questa mancanza d’amore riguardo all’arte è, al contempo, una mancanza d’amore per gli esseri umani.
Finché sussistono l’assenza d’amore organizzata e la preparazione alla guerra, non può esservi mitigazione, su vasta scala nazionale e mondiale, dell’assenza d’amore organizzata propria dei nostri rapporti economici e politici.
I beni di Dio, che vanno al di là di ogni misura, possono essere contenuti solo in un cuore vuoto e solitario. (San Giovanni della Croce)
Quando il cuore piange su quel che ha perduto, lo spirito gioisce su quel che ha trovato. (Anonimo Sufi)
Non si può conoscere la Natura creata in tutta la sua bellezza essenzialmente sacra se non si disimparano anzitutto gli sporchi stratagemmi dell’umanità adulta! Visto attraverso gli occhiali color sterco dell’egoismo, l’universo appare stranamente come un mucchio di sterco; e poiché, a forza di portarli, gli occhiali son diventati parte dell’occhio, il processo di <<pulizia delle porte di percezione>> è spesso, almeno nei primi stadi della vita spirituale, dolorosamente simile a un’operazione chirurgica.
Finché io sono questo e quello, oppure ho questo o quello, io non sono tutte le cose.
Diventa puro fino al punto da non essere né avere questo o quello; allora sarai onnipresente e, non essendo né questo né quello, tu sarai tutte le cose. (Meister Eckart)
Eckart insiste che è solo quando abbiamo rinunciato alla nostra preoccupazione per l’io,me e mio, che possiamo veramente possedere il mondo in cui viviamo. Tutto è nostro purché non consideriamo nulla come nostra proprietà. E non solo tutto è nostro, è anche di tutti gli altri.
Secondo Lao-Tzu e i sapienti cinesi i peccati personali e gli squilibri sociali sono tutti dovuti al fatto che gli uomini si sono separati dalla loro fonte divina e vivono secondo la loro volontà e le loro idee; pertanto l’illuminazione viene quando rinunciamo alla volontà personale e ci pieghiamo docilmente all’operare del Tao nel mondo che ci circonda e nel nostro corpo, nella mente e nello spirito.
Niente è più difficile dell’essere semplice!

Quando Eckart scrive che<< qualsiasi cosa tu dica di Lui è non vera>> egli non afferma che tutte le asserzioni teologiche sono false. Come teologo, Eckart e come mistico, comprese con estrema chiarezza ciò che il moderno studioso di semantica cerca con tanto zelo di far entrare in testa ai contemporanei: e cioè che le parole sono diverse dalle cose e che una conoscenza di parole relative ai fatti non è in alcun senso equivalente a un’apprensione diretta e immediata dei fatti stessi.

Non vi è niente di vero in nessun posto,
Il Vero non si trova da nessuna parte,
Se tu dici di vedere il Vero,
Questa visione non è la vera.
Quando il Vero è lasciato a se stesso,
Non vi è niente di falso in esso, poiché è lo Spirito stesso.
Quando la mente in sé non è liberata dal falso,
Non vi è niente di vero; in nessuna parte si può trovare il Vero!
(Hui-Neng)

Il tema fondamentale della Filosofia Perenne è la natura della Realtà eterna e spirituale; ma la lingua in cui deve essere formulato venne sviluppata allo scopo di trattare i fenomeni temporali. Ecco perché, in tutte queste formulazioni, noi troviamo un elemento di paradosso. La natura della Verità-Fatto non può essere descritta per mezzo di simboli verbali che non le corrispondono adeguatamente. A questi inevitabili paradossi alcuni scrittori di cose spirituali, si sono compiaciuti di aggiungere enormità linguistiche deliberate e calcolate intese a scuotere il lettore, incrinando quella soddisfazione di sé che è il peccato originale dell’intelletto. A questa seconda specie di paradosso i maestri del Tao e del buddhismo Zen erano affezionati. Gli aspiranti a una vita di perfezione erano incoraggiati a praticare la meditazione discorsiva su una qualche formula completamente alogica. Il risultato fu una specie di reductio ad absurdum dell’intero processo discorsivo imperniato sulla personalità e sul mondo, un repentino passaggio dalla ragione all’intelletto intuitivo. Questo metodo fu così efficace da produrre in molte persone la metanoia finale. Lo Zen è riuscito a svegliarci dal nostro abituale compiacimento per l’universo verbale prefabbricato, nel quale normalmente passiamo la maggior parte della nostra vita! Le parole non sono fatti, e ancor meno sono il Fatto primordiale. Se le prendiamo troppo sul serio, ci perderemo nei meandri pieni di rovi di una foresta. Ma se, al contrario, non le prendiamo abbastanza sul serio, non avremo mai coscienza del fatto che c’è una strada da perdere o una meta da raggiungere.

Non vi sforzate di ricercare il vero, solo cessate di nutrire opinioni!(Maestro Zen)
Le opinioni sono cose che noi creiamo e possiamo pertanto capirle, formularle e discuterne. Ma adagiarsi nella considerazione di oggetti percepibili dai sensi o compresi dall’intelligenza vuol dire contentarsi. La conoscenza unitiva di Dio è possibile solo a coloro che hanno cessato di accarezzare opinioni.

La sopravvalutazione di parole e formule può essere considerata come un caso particolare di quella sopravvalutazione delle cose temporali, così fatalmente caratteristica del cristianesimo storico. Conoscere la Verità-come-Fatto e conoscerla unitivamente, è questa la liberazione, in questo consiste la nostra vita eterna.
Dai filosofi buddhisti di epoca posteriore le parole vengono considerate come uno dei fattori primari e determinanti nell’evoluzione creativa degli esseri umani!
Le dottrine consacrate alla controversia e all’argomentazione conducono di per sé alla nascita e alla morte. (Hui-Neng)

La morte e la vita sono le sole cose che contano; la vita è Dio che vive e opera nell’anima; la morte è l’anima che vive e opera secondo il senso e la ragione della carne e del sangue ferini. Tanto questa vita quanto questa morte si sviluppano da sole, nascendo dal loro seme ch’è dentro di noi, non come parla e guida la ragione affaccendata, ma come il cuore si volge all’una o all’altra. (William Law)
La quantità e il genere di conoscenza che noi acquisiamo dipende anzitutto dalla volontà e, in secondo luogo, dalla nostra costituzione psicofisica e dalle modificazioni ad essa imposte dall’ambiente e dalla nostra scelta personale.
<<Tu sei santo quanto desideri di esserlo>> era il motto di Ruysbroeck, e avrebbe potuto aggiungere: <<Tu puoi quindi conoscere tanta Realtà quanta ne vuoi conoscere>> perché la conoscenza è nel conoscente secondo il modo del conoscente stesso, e il modo è, in potere del conoscente stesso.
Nelle altre creature viventi l’ignoranza di sé è natura; nell’uomo è vizio. (Boezio)
Il progresso spirituale si dà attraverso la conoscenza sempre maggiore di se stessi come un nulla e della Divinità come Realtà onnicomprensiva.  Paura, preoccupazione, angoscia; questi tre elementi formano il nucleo della personalità individualizzata. Non ci si può liberare dalla paura con uno sforzo personale, ma solo con l’assorbimento dell’ego in una causa più grande dei suoi interessi.
Pensare Dio come semplice potere e non anche al tempo stesso come Potere, Amore e Saggezza, vien naturale al comune spirito umano non rigenerato. Solo chi è totalmente spersonalizzato è in grado di sapere sperimentalmente che tutto andrà bene malgrado tutto, e che tutto va già bene.

Se non hai mai visto il diavolo guarda il tuo Io. (Rumi)
La città di Dio è creata dall’amore di Dio spinto fino al disprezzo dell’io; la città terrena è creata dall’amore dell’io spinto fino al disprezzo di Dio. (Sant’Agostino)
L’uomo è fatto da ciò in cui crede.Come egli crede, cosi è.(Bhagavadghita)
Se il presente illusorio in cui vivono gli esseri umani può essere, e forse è sempre, qualcosa di più di una breve sezione transitoria dal passato noto al futuro ignoto, considerata, a causa della vivacità del ricordo, come l’istante che chiamiamo adesso, esso può contenere, e forse contiene sempre, un parte del futuro immediato e perfino di quello relativamente lontano!?
Il momento presente è la sola apertura attraverso la quale l’anima può passare dal tempo nell’eternità, attraverso cui la grazia può passare dall’eternità nell’anima, e attraverso cui la carità può passare da un’anima nel tempo a un’altra anima nel tempo.

Nella cosmologia idealistica del buddhismo Mahayana il ricordo ha la funzione di un demiurgo piuttosto malefico. Il ricordo significa letteralmente <<aroma>>.Il corpo-mente porta con sé l’insopprimibile odore di tutto ciò che è stato pensato e fatto, desiderato e sentito, durante il suo passato di razza e persona. I cinesi traducono il termine sanscrito con <<energia dell’abitudine>>. Il mondo è ciò che è (ai nostri occhi), a causa delle abitudini ricordate consciamente o inconsciamente e fisiologicamente contratte dai nostri avi o da noi, sia nella nostra vita presente sia in quelle precedenti. Queste cattive abitudini ricordate ci inducono a credere che la molteplicità sia la sola realtà e che l’idea di Io, me e mio, rappresenti l’ultima verità.

Tre cose impediscono all’uomo i conoscere Dio. La prima è il tempo, la seconda è la corporeità, la terza la molteplicità.

Colui che non ha rinunciato alle vie del vizio, che non sa dominarsi, che non è in pace con se stesso, la cui mente soffre di dispersione,non potrà mai conoscere il Sé, anche se è pieno di tutta la dottrina del mondo. Katha Upanishad

Gli uomini buoni spiritualizzano il loro corpo; gli uomini cattivi incarnano la loro anima! (Benjamin Whichcote)
Che necessità c’è tante notizie dall’esterno, quando tutto ciò che riguarda  la vita o la morte opera e funziona tutto dentro di noi?!(Law)
Oggi la maggior parte degli esseri umani sono cronicamente in un rapporto sbagliato con Dio, con la Natura e almeno con alcuni dei loro fratelli.I risultati di questi rapporti sbagliati si manifestano sul piano sociale attraverso le guerre, le rivoluzioni, lo sfruttamento e il disordine; sul piano naturale, attraverso lo spreco e l’esaurimento di risorse; sul piano biologico con le malattie degenerative; sul piano morale, attraverso una burbanzosa iattanza; e sul piano spirituale, nella cecità di fronte alla Realtà divina e nella completa ignoranza della ragione e dello scopo dell’esistenza umana!
Se vi è libertà e se esiste una Realtà spirituale, che è meta finale e scopo della coscienza, allora tutta la vita è una sorte di esame dell’intelligenza, e quanto più elevato è il piano di coscienza e quanto più grandi sono le potenzialità della creatura, tanto più ardui saranno gli interrogativi posti. Poiché per dirla con Bagehot, <<noi non potremmo essere quello che dovremmo se vivessimo in quella specie di universo che dovremmo aspettarci … Una Provvidenza latente, una vita confusa, un bizzarro mondo materiale, un’esistenza troncata bruscamente a metà, non sono vere difficoltà, ma veri aiuti; poiché sono le condizioni essenziali di una vita morale di un essere inferiore.
Si riceve sempre quello che si chiede; c’è solo il guaio che non si sa mai, finché non lo si ottiene, che cosa veramente si sia chiesto!
La ristrettezza mentale tende alla malvagità, perché la mente non estende la sua vigilanza a ogni parte della nostra natura morale, e questa trascuratezza fomenta la malvagità nelle parti così trascurate!
Non vi è l’illusione più pericolosa delle fantasie con le quali la gente cerca di evitare l’illusione!(Francois Fenelon)
Ogni cosa, evento e pensiero è un punto d’intersezione tra la creatura e il Creatore, tra una più o meno distante manifestazione di Dio e un raggio, della Divinità non manifestata; ogni cosa, evento o pensiero può così diventare la porta attraverso cui un’anima può uscire dal Tempo per entrare nell’eternità.

L’uomo che ha imparato a considerare le cose come simboli, le persone come templi dello Spirito Santo e le azioni come sacramenti, è un uomo che ha imparato a ricordarsi di continuo chi egli è, dove si trova in relazione all’universo e al suo Fondamento, come si deve comportare con i propri fratelli, e quello che deve fare per giungere alla meta finale!

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