martedì 4 gennaio 2011

Decadenza della civiltà (Arturo Labriola)


Le civiltà nascono nella lotta: sono perciò guerriere e capitalistiche. Ridotto il capitalismo alla ricchezza indifferenziata, esso significa una brama elementare dell’uomo. La permanenza dell’Occidente nella brama e nel desiderio ha svuotato la sua anima.
Quando una civiltà ha elaborato il TIPO, cioè quando l’insieme delle forze spirituali e materiali che sono a disposizione di una consociazione umana ha preso una forma determinata, l’essenza stessa di questa costituzione spinge a spezzare o ad assorbire le forme divergenti o diverse.
Le aurore della storia sono tutte abbaglianti di rosso! ... e si estinguono tutte nella pace.
Senza ricchezza non ci sono armi; senza armi non si conserva la ricchezza.
La sete dell’acquisto è connaturata alla nostra specie, e forse è qui l’unica differenza dell’uomo dalle altre bestie da preda. Il desiderio di guadagnare, la sete del lucro è permanente nell’uomo. Questa fame di ricchezza albeggia con l’uomo e non si spegne se non con lui. Se essa non si concreti in beni a contenuto determinato, se sia schietta fame delle cose atte genericamente a soddisfare appetiti dell’uomo, è capitalismo.
Moralmente parlando, l’attività acquisitrice indeterminata, il senso dell’arricchimento indefinito è estraneo alla nozione di una coscienza che lotti per elevarsi!
L’uomo non pensa alla salute interiore se non quando la salute esterna, corporea e materiale, non più lo disturba.
Solo esaurito il desiderio, consunta la brama, dalle rovine emerge un tenue fantasma di perfezione, e l’essere umano si adopera ad aggregarlo; del resto vittima di una cupidigia, che solo la suprema estinzione seppellisce per sempre.
Quelli che prendono il sentiero dell’ignoranza errano senza termine attraverso l’al di là, simili a ciechi guidati da altri ciechi. Il saggio che conosce l’Essere Uno, eterno, non risente più né dolore e né gioia, si affranca del bene e del male, del presente e del futuro.
Il consolidarsi dell’esperienza storica sotto le forme dell’economia è una rinunzia alla vita.
L’immoralismo interviene quando i rapporti meccanici sono l’unica forza che mantiene insieme le varie parti dell’organismo.
Tutto ciò che è cosmico, universale, infinito e trascendentale non è soggetto al mutar delle vicende.
I mondi nuovi nella storia sbocciano sempre capitalistici.
Come avvertire l’esistenza e le strette della propria coscienza, quando tutta l’esistenza è un turbine di eventi intricatissimi e d’infinite preoccupazioni!
La massa di logica esistente in una società è anche una funzione della libertà economica che colà predomina.
La Scienza non dà la nozione del reale; dà la nozione di una finzione.
Il mondo che noi percepiamo, sul quale riflettiamo e che noi misuriamo, è il mondo che ci comprende e che ci ha dato la vita; quindi noi stessi. Esso si realizza in noi come coscienza, perché noi abbiamo la coscienza, ma si realizza com’è, perché facendo parte del mondo, deve essere non solo in tutto identica al mondo, ma fabbricata in modo da intenderlo.
Ammessa la vita come fatto naturale, è anche ammesso il pensiero come patto naturale.
Più la Scienza si raccosta ai limiti di ciò che può essere osservato, e più difficile diviene segnare le differenze fra le forme che il pensiero crea esso stesso e quelle di noi possiamo osservare noi stessi la realtà.(Johan Hjort)
Quando lo Stato vincola un onorario con un’opinione, non vi è speranza che esso sacrifichi lo stipendio ad un’opinione differente.
Non vi è dubbio che la Tecnica abbia prodotto la diffusione della civiltà in tutte le parti del mondo, ma essa ha condotto pure la civiltà a una precipitosa conclusione, accelerando mostruosamente il ritmo di essa, e annientando il corso naturale della storia umana.
(Rudolf Diesel)

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