sabato 15 gennaio 2011

Le confessioni di un Italiano

Bisogna aver vissuto e filosofeggiato a lungo per imparar a dovere la scienza di tormentarsi squisitamente!
La memoria dell’umanità è il sole della sapienza, è la fede della giustizia, è lo spettro dell’immortalità, è l’immagine terrena e finita del dio che non ha fine, e che è dappertutto.
Filosoficamente non si avrebbe torto a pensare come si pensava una volta; che si ha sempre torto ad ostinarsi di restar savi e di adoperare secondo le regole di saviezza, allorché tutti gli altri son pazzi e operano a seconda della loro pazzia!
SUI COSTUMI E L’EDUCAZIONE DEI FANCIULLI
Data la sveglia ai sensi come si può negli anni dell’ignoranza, sopravverrà sì la ragione a vergognarsene o a lamentarne la sozza padronanza; ma come sopravviene la forza di debellarli. Lo sviluppo seguita l’avviamento che gli si diede nei principii, in onta alle elegie della ragione, e al rossore che se ne prova; e così si formano quegli esseri mezzi, anzi doppi nei quali la depravazione dei costumi è unita all’altezza dell’intelletto. Anime capaci di grandi passioni, non di grandi affetti, quali se ne formano tante al nostro tempo per la sensuale licenza che toglie ai fanciulli di esseri innocenti prima ancora che possano diventar colpevoli. Si dirà che l’educazione cristiana distrugge poi i perniciosi effetti di quelle prime abitudini. Io credo che una tal educazione religiosa serva meglio a velare che ad estirpare il male.
Pochi pretenderanno esser santi; segno che tutti si rassegnano a pigliar le cose come stanno, contenti di salvar la decenza colla furberia. Giovani e vecchi, grandi e piccini, credenti o miscredenti, pochi vivono adesso che attendano e vogliano combattere le proprie passioni; e confinar i sensi nella sentina dell’anima, dove la natura civile ha segnato loro il posto. Nato il male, non è questo il secolo dei cilici e delle mortificazioni da sperarne il rimedio; ma l’educazione potrebbe far molto coltivando la ragione, la volontà e la forza prima che i sensi prendano il predominio. Per il vantaggio della società, la sanità dei costumi è profittevole e necessaria come la sanità degli umori al prosperar di un corpo. La robustezza fisica, la costanza dei sentimenti, la chiarezza delle idee e la forza dei sacrifici sono suoi corollari; saldate per lunga consuetudine negli individui, e con essi portate a operare nella sfera sociale, potrebbero germinare, proteggere e affrettare i migliori destini di una nazione. Invece…

L’incancrenirsi di siffatti costumi sotto l’orpello luccicante della nostra civiltà è la sola causa per cui la volontà è diventata aspirazione, i fatti parole, le parole chiacchiere; e la scienza si è fatta utilitaria, la concordia impossibile, la coscienza venale, la vita vegetativa noiosa e abominevole!

La scienza della felicità è l’arte della moderazione.
La passione in gran parte è formata di compassione.
Ma quante cose non si fanno, non si dicono e non si pensano senza una giusta ponderazione dei propri diritti!
Il mio pensiero è che la fortuna nostra sia scritta profeticamente nell’indole. Essa è la regola interna secondo cui le cose esterne hanno questo o quel valore; e che dai propri modi di essere giudica la vita o un ozio, o un piacere, o un sacrificio, o una battaglia, o una modalità.
SULL’AMORE
L’amore è una legge universale che ha tanti diversi corollari, quante sono le anime che soggiacciono in esso.
Molti credono a buon diritto, che l’amore eterno e fedele sia il migliore, e perciò solo si appigliano a quello; ma per radicarsi stabilmente nel petto un gran sentimento, non basta saperlo e crederlo ottimo, bisogna sentirsene capaci.
L’arroganza che non si permetterebbe ad alcuno negli ordini intellettuali, la permettiamo poi molto facilmente a noi medesimi nella stima dei sentimenti nostri; perché il sentimento più che l’intelletto sfugge al predominio della volontà.
La grandezza vera dell’anima non è più comune della grandezza vera dell’ingegno; e per sentire e nutrire l’amore nell’essere suo più sublime, bisogna staccarsi dalla fragilità umana più che non se ne stacchi la mente di un poeta nelle sue più alte immaginazioni.
Che serve adulare noi stessi, e l’umana natura, per accrescere le stesse sciagure col disonore della falsità e con i rimorsi del tradimento?!
E’ inutile tentarlo: il cielo non si scala con i superlativi, e la volontà non basta a tener accesa una lucerna cui vien mancando l’olio. Le anime piccole devono diffidare di sé, e più delle proprie passioni quanto sono più intense. L’amor veemente è una meteora, è un lampo che più infelicità produce quanto maggiori speranze aveva suscitato; ma l’infelicità così prodotta è tutta per gli altri, giacché i frivoli non son tali da sentirla. Per questo non si danno eglino cura alcuna di schivar le occasioni, e da ultimo si oppone a ciò l’estrema difficoltà di obbedire quell’antico precetto: Conosci te stesso!

La coscienza ci assicura che è meglio la generosità con la miseria, che l’inettitudine con la contentezza. Soffriamo dunque, ma amiamo.

Come i pensieri del tempo e dello spazio si perdono nell’infinito, così l’uomo d’ogni lato si perde nell’umanità.
La filosofia nostra può aver ragione nella pratica, ma la sapienza inesorabile dell’India primitiva si vendica dei nostri sistemi arroganti e minuziosi nella piena verità della metafisica eterna.

Nessuna cosa accontenterà mai la rapidità del pensiero: gli è che la mente indovina sopra di sé un mondo altissimo, lontano e inaccessibile; e ogni giro, ogni passo, ogni spirale che si muova o si agiti senza raccostarla a quel sognato paradiso non sembrerà moto ma torpore e noia.
Chi pensa troppo, correrà sempre fuori di quei limiti nell’infinito, nel mistero senza luce.
Chi ha le braccia non ha cervello; chi ha cervello non ha cuore; chi ha cuore e cervello non ha autorità!
Dio sta sopra di noi, figliuoli di Dio, ciechi, ingiusti e oppressi, con la voce, con gli scritti e colle opere lo neghiamo ad ogni momento. Un dolore vasto come il mondo ci sospinge, ci innalza, ci atterra; e un giorno alfine ci fa risovvenire che siamo eguali tutti, ma solo nella morte. Poiché è solo nella morte che Dio risorge!
Ma certo se la materia organica anche sciolta la compagine umana seguita a fermentare e a vivere materialmente nel grembo della terra, lo spirito pensante dovrà agitarsi tuttavia e vivere spiritualmente nel pelago dei pensieri.
Per insegnare agli uomini la felicità bisognerebbe educarli poeti, non scienziati e anatomici.
La memoria è un tempio, un altare!Le ossa dei santi che veneriamo sono sotterra, ma le loro virtù splendono in cielo. Il fiore perde la freschezza e il profumo; ma la memoria del fiore ci rimane nell’anima incorruttibile e odorosa per sempre!
Tanto è vero che, come negli individui, così nei consorzi e nelle istituzioni umane, senza il germe, senza il nocciuolo, senza il fuoco spirituale, nemmeno l’organismo materiale prolunga di molto i suoi moti. E se una forza estranea non distrugge violentemente i congegni, la a poco a poco si affievolisce e si arresta di per sé.
Se sei al tutto infelice, è segno che hai qualche peccato sull’anima; perché la quiete della coscienza prepara ai tuoi dolori un letto da riposarsi.
Non guardare alla tua condizione come ad una galera cui sei condannato.
Non ribellarti a chi ti comanda; soffri la sua durezza non per timore ma per compassione, acciocché non accresca il suo peccato.
Il segreto che ti si rivela per caso, è più sacro di quello che ottieni in deposito dalla fiducia altrui.
La pace dell’anima vale più di mille zecchini.
Vivendo bene, si muore meglio; desiderando nulla, si possiede tutto.
Se adempiendo tutti i tuoi doveri non sei ancora in pace con te stesso, gli è segno che ignori molti altri doveri che incombono.
Aveva un bel piluccarmi le idee, un bel voltare e rivoltare questa matassa di destini, di nascite, di morti e di trasformazioni. Senza un’atmosfera eterna che la circondi, la vita rimane una burla, una risata, un singhiozzo, uno starnuto.
Sembrano fredde le cose eccelse e le nevi coprono le cime delle alte montagne; ma son le prime ad essere baciate dal sole, e le ultime che esso abbandoni!
Quale essere ti parrà più grande e più felice di quello che tende con ogni sua forza a far dell’umanità una sola persona concorde, sapiente e contenta per quanto lo permettono le leggi di natura?
Purtroppo è vero che lo spettacolo delle sventure altrui è conforto alle nostre: per questo avanzando nella vita sembriamo indurirci alle percosse del dolore, man non è per abitudine, bensì perché l’occhio, allargandosi d’intorno, ci scopre ad ogni momento altri infelici oppressi e bersagliati peggio di noi!
SULLA FORZA D’ANIMO
Quest’anima mia chiede tanta potenza da sollevare il mondo: il punto di leva è la fortezza d’animo!Misere illusioni! Provatevi a toccarne una sola ed essa vi svanirà fra le dita come l’ala di una farfalla. Ognuno, almeno una volta in vita sua, ha creduto facile l’impossibile, e onnipotente la propria debolezza; ma quando, ricredendoci da quest’opinione giovanile, qualcosa di forte, qualcosa di sano ci resta. La vera disperazione ci atterra allora soltanto che, tornati alla coscienza della nostra inezia, non troviamo nessun punto ove appoggiare la speranza. Allora lo smarrimento dello spirito ci fa traballare come ubriachi e cader supini per non più rialzarci a mezzo il cammino della vita.
Il buio dinanzi ai lati, sul capo; di dietro la memoria inesorabile che, colle immagini dei mali crescenti sempre e dei beni per sempre fuggiti, ci toglie la forza della volontà e la potenza del moto.
Ben si arrende alla morte chi sa di poter vivere!

Ah dover morire così, vedendo spegnersi ad una ad una le stelle della propria mente!sentendo sciogliersi atomo per atomo la materia che ci compone, e attirare abbrutita con sé quell’anima sfolgorante e serena che poco prima spaziava nell’aria e si ergeva fino al cielo!
Un uomo è un assai debole animale, un futuro parente del nulla; ma non è nulla!...e finché non è nulla può essere il primo anello di una catena da cui dipenda il tutto.
Nell’indole del fanciullo sta racchiuso il compendio e il tema della vita intera.
E’ un difetto grave negli uomini pretendere le uguali opinioni da gradi diversi di coltura; com’è errore massiccio e ruinoso nei politici appoggiare sopra questa manchevole pretensione le loro trame, i loro ordinamenti!
Se la repubblica non varrà a formare i perfetti repubblicani, di poco sarà più destra o volenterosa la tirannia a prepararli!
Nell’emulazione dei grandi sta la redenzione dei piccoli.
Nessuno è abbandonato quaggiù finché vivono persone che si devono abbandonare.
Tutti i filosofi maomettani, bramini, cristiani ed ebrei trovarono sempre la propria religione più filosofica delle altre. Così il cieco definisce il rosso il più sonante di tutti i colori. La religione si sente e si crede, la filosofia si forma e si esamina: non mescoliamo di grazia una cosa coll’altra!
Per me chi perde la gioventù della mente non può che scadere dallo stato umano a qualche altra più bassa condizione animalesca. La parte di ragione che ci differenzia dai bruti non è quella che calcola il proprio utile e procaccia i comodi e fugge la fatica, ma l’altra che appoggia i propri giudizi alle belle fantasie e alle grandi speranze dell’anima!Anche il cane sa scegliere il miglior boccone, e scavarsi il letto nella paglia prima di accovacciarvisi; se questa è ragione, date ai cani la patente di uomini di proposito.
Quella non è vita propria a svegliare le nostre facoltà, e a invigorire le forze dell’anima; si cessa di esser uomini per diventar carrucole.
Tremate ma vincete: questo è il comando che può intimarsi anche ai pusillanimi; tremare è del corpo. Vincere è dell’anima che incurva il corpo sotto la verga onnipotente della volontà.
SUL POPOLO ITALIANO
Vi prenderà stupore e noia che la mia vita per qualche tempo così capricciosa e disordinata riprendesse allora un tenore così quieto e monotono; ma io racconto e non invento: d’altra parte è questo un fenomeno comunissimo e naturale nella vita degli Italiani, che somiglia spesso al corso di un gran fiume calmo lento paludoso interrotto a tratti da sonanti e precipitose cascate. Dove il popolo non ha parte del governo continuamente, ma se la prende a forza di tanto in tanto, questi sbalzi queste metamorfosi devono succedere di necessità, perché altro non è la vita del popolo se non la somma delle vite individuali.
Purtroppo, essendo stabilito che i pochi debbano esser pazzi, e i savi, i più, al tempo che corre vanno rinchiusi all’ospedale coloro che pensano prima alla generosità indi alla regolarità e all’interesse delle loro azioni. Se il cervello rispondesse meglio ai palpiti del cuore, e le braccia rispondessero ubbidienti più a questo che a quello, la nostra storia si sarebbe chiusa con un magnifico “Fine”; e saremmo ora occupati, tutt’al più, in qualche gloriosa appendice.
Nostro errore, nostra disgrazia è di misurare la vita di un popolo da quella di un individuo. Un uomo solo può precedere il progresso nazionale non rimorchiarlo; perché l’esempio suo sia utile, conviene che sia facilmente imitabile e da molti, sicché si allarghi e attecchisca nelle abitudini; allora il rimorchio vien da sé. Lo spirito d’associazione, indizio di ravvicinamento e strumento di più vasta concordia, va incoraggiato come educazione e come fattore di confidenza e prosperità; ma al suo perfetto sviluppo si giunge per gradi: alla società di mille è proemio la fortunata società di cento; e per insegnare e persuadere i cento, fa d’uopo che i venti, i dieci o i cinque si uniscano, e con l’eloquenza dei fatti e delle cifre li convincano che minore sarebbe stato l’utile comune e il singolo se ciascuno avesse adoperato per sé.

La poesia è la felicità reale dello spirito. Fuor d’essa vi sono godimenti ma non contentezze!
<<Prima che la statistica aprisse i suoi registri>>, disse un ottimo pubblicista <<ciascun paese credeva d’essere quello che avrebbe voluto essere!>>.
SULLA LEGGE DELLE ANIME
Ti ricordi dei mondi concentrici di Goethe? Non saranno una verità; ma una profonda e filosofica allegoria. I nostri sospiri e le nostre parole si ripercuotono lontano lontano, affievoliti sempre, annullati mai.
La vita nasce da contrazione, la morte da espansione; ma la vitalità universale assorbe in sé questi vani visceri diversi.
Imparare più che si può, dev’essere la legge suprema delle anime. Questa sete inestinguibile che abbiamo di sapere e che ci tormenta fino all’istante supremo non dipende da motivo alcuno apparente alla ragione individuale. Essa può benissimo rilevare dalla necessità di un ordine più vasto che si dilata oltre la morte. Impariamo dunque, impariamo!...La natura sembra disperdere la pioggia a capriccio; ma ogni goccia per quanto minuta, per quanto infinitesima, è bevuta dalla terra, e trascorre poi per i meati invisibili dove la richiama la soverchia aridità. L’ozio è un trovato dell’imbecillità umana; nella natura non v’è ozio, né cosa che sia inutile!

A esser forti e generosi c’è sempre da guadagnare. Nulla foss’altro si muore allegramente: e questa è la pietra del paragone cui si differenziano i galantuomini dai tristi. Durante la vita c’è di mezzo l’ipocrisia; ma sul gran punto!...non si ha né tempo né voglia di far la commedia. E il castigo più grande e più certo dei birbanti è quello di morire tremando.
Gli uomini vedono la natura sempre uguale, perché non si degnano di guardarla minutamente; ma tutto cangia insieme a noi; e mentre i nostri capelli di neri si fanno canuti, milioni e milioni di esistenze hanno compiuto il loro giro.
La famiglia forma di tutte le anime che la compongono quasi un’anima collettiva; e che altro, infatti, son mai le anime nostre se non memoria, affetto, pensiero e speranza? E quando cotali sentimenti sono comuni in tutto o in parte, non si può dir veramente che si vive l’uno nell’altro? Così l’umanità si eterna e si dilata come un solo spirito in quei principi immutabili che la fanno pietosa, socievole e pensante.
Che altro è mai la vita se non un lungo esilio?!
Sì morire sorridendo!Ecco non lo scopo, ma la prova che la vita non fu spesa inutilmente, che essa non fu un male né per noi né per gli altri.
La vita è quale ce la fa l’indole nostra, vale a dire natura e educazione; come fatto fisico è necessità; come fatto morale, ministero di giustizia. Chi per temperamento e persuasione propria sarà in tutto giusto verso se stesso, verso gli altri, verso l’umanità intera, colui sarà l’uomo più innocente utile e generoso che sia mai passato per il mondo. La sua vita sarà un bene per lui e per tutti, e lascerà un’orma onorata e profonda nella storia della patria. Ecco l’archetipo dell’uomo vero e intero.
La felicità è nella coscienza; tenetevelo a mente. La prova certa della spiritualità, qualunque essa sia, risiede nella giustizia.
La pace della vecchiaia è un placido golfo che apre a poco a poco il varco all’oceano immenso infinito, e infinitamente calmo dell’eternità.

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